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Il politetrafluoroetilene PTFE

Le caratteristiche del PTFE
Le prime verifiche sulle caratteristiche del nuovo polimero dimostrarono che si era in presenza di un materiale con proprietà alquanto singolari. Non veniva praticamente aggredito da alcun reagente chimico, la sua superficie era talmente scivolosa che nessun materiale era in grado di aderirvi, era assolutamente idrofobo. In aggiunta, non degradava se esposto alla luce e possedeva un punto di fusione assai elevato. Contrariamente alle resine termoplastiche note, inoltre, il polimero non fluiva con temperature superiori al punto di fusione.

La nascita del PTFE
Plunkett e i suoi collaboratori intuirono che il nuovo materiale poteva avere considerevoli possibilità applicative. In breve tempo si capì che poteva essere trasformato nella forma desiderata mediante una tecnologia concettualmente simile a quella della lavorazione delle polveri metallurgiche: ottenendo cioè dei blocchi per sinterizzazione che potevano poi essere lavorati all’utensile. Nacque così il PTFE DuPont, commercializzato a partire dagli anni Quaranta e ancora oggi uno dei polimeri di maggior successo applicativo. E’ usato per fare le pentole antiaderenti, e quan’altro debba essere scivoloso e non aderente. Trova utilizzo anche nella realizzazione di tappeti e tessuti per renderli resistenti alle macchie. In più è molto usato in applicazioni per la medicine, poiché il sangue umano raramente lo rigetta, può essere usato per creare protesi.